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Alberto Ginastera – Mariangela Vacatello

6 gennaio 2016 1 commento
Copertina dell'album

Mariangela Vacatello sembra amare le sfide: i suoi primi dischi per Brilliant Classics sono stati gli studi di Liszt e Debussy e adesso il suo profilo campeggia sulla copertina di questo doppio CD uscito lo scorso ottobre contenente l’opera completa per pianoforte di Alberto Ginastera, compositore argentino del secolo scorso il cui nome è probabilmente poco noto anche agli appassionati di musica classica.

Di origini metà spagnole (catalane per la precisione) e metà italiane, Ginastera è stato un artista molto preciso e ipercritico nei confronti della propria produzione, tanto da impedire la pubblicazione di alcuni dei suoi stessi lavori. Egli non si dedicò esclusivamente al pianoforte; al contrario tra le sue partiture troviamo opere liriche, balletti, concerti per diversi strumenti, musica da camera, opere per organo e anche colonne sonore. Nei suoi lavori si percepisce più o meno nettamente sia l’influenza della cultura popolare argentina che quella di altri compositori, in particolare Manuel de Falla, Claude Debussy e Béla Bartók.

Alcune composizioni sono di una semplicità quasi imbarazzante e, al tempo stesso, estremamente dirette ed evocative: è il caso delle Danzas argentinas para los niños e della Milonga, qui interpretate con confacente delicatezza. Altri lavori sono invece decisamente meno facili ad orecchi abituati all’armonia classica. Curiosamente, all’interno della stessa opera è possibile imbattersi in un componimento perfettamente armonico, praticamente chopiniano, e in un altro che presenta le stesse difficoltà di ascolto del Debussy più maturo, del quale si scorge nettamente l’influenza. Un esempio eclatante di questa caratteristica sono le Danzas argentinas op. 2. Ma c’è di più: questi stessi cambi di rotta sono frequentemente riscontrabili anche all’interno di un singolo componimento.

I Preludi americani, nel classico numero di dodici, suonano come un omaggio a Debussy e a Chopin e alle loro raccolte di preludi e studi. Questa collezione si presenta molto eterogenea: si tratta di composizioni abbastanza libere, perlopiù omaggi a compositori precedenti e contemporanei (Roberto Garcia Morillo, Juan José Castro, Aaron Copland, Heitor Villa-Lobos), ma non mancano alcuni riferimenti didattici. Dato che si citava Debussy, collegare i Piezas infantiles con il Children’s Corner del francese risulta naturale ed immediato.

Il pezzo forte del secondo CD sono comunque le Sonate. Ogni eventuale, possibile minimo dubbio sulle capacità tecniche della pianista napoletana (sempre che qualcuno ne avesse) viene spazzato via dalla magistrale esecuzione di queste tre sonate che costituiscono un crescendo di complessità ed astrazione. Questi lavori dell’argentino sono inoltre permeati da una certa inquietudine, caratteristica anche di altre sue opere ma qui presente in modo decisamente marcato.

Elemento comune a tutto l’album è l’evidente preparazione artistica, oltre che tecnica, di tutte le partiture; il fraseggio e la lettura, finemente accentata, catturano l’attenzione dell’ascoltatore, obiettivo in alcuni casi niente affatto semplice.

Le registrazioni sono state effettuate tra il 2014 e il 2015; il pianoforte utilizzato è il Fazioli F278, lo stesso modello scelto per Debussy nel 2012. Il suo timbro raffinato ed equilibrato e la ricchezza di sfumature ne fanno lo strumento ideale per Ginastera. La qualità tecnica delle registrazioni è molto buona¹.

In conclusione, vale davvero la pena di sottolineare come quest’album non sia solo una bella copertina, come invece sempre più spesso accade nel contesto discografico attuale, ma un capolavoro di interpretazione di quelli a cui Mariangela Vacatello ci ha ormai abituati.

(¹) Ripresa stereofonica ottima, bilanciamento tonale ottimo, dinamica molto buona, si riscontra solo una distorsione di lieve entità (CD 1, traccia 10, 1’16”).


Compositore: Alberto Ginastera (1916-1983)
Titolo: Complete Piano Music
Artista: Mariangela Vacatello (pianoforte)
Formato: 2 CD (jewel case) DDD
Casa discografica: Brilliant Classics
Numero di catalogo: 94736
EAN 13: 5028421947365
Date di registrazione: novembre 2014 e luglio 2015
Data di rilascio: ottobre 2015

Copertina posteriore

Hélène Grimaud

17 febbraio 2008 5 commenti

Traduzione della biografia disponibile sul sito ufficiale (aggiornata a maggio 2013). Ulteriori informazioni sono reperibili su Wikipedia.


Artista poliedreica e carismatica – per la pianista Hélène Grimaud la musica è una passione sconfinata. Hélène è un’interprete dalla natura spirituale e toccante, il suo successo artistico internazionale è travolgente. Ha costruito la sua reputazione professionale con un intenso programma di tour e registrazioni con cui condivide le sue profonde e originali interpretazioni della musica classica. Impegnata come ambientalista e attivista in difesa dei diritti umani, la Grimaud presta il suo prodigioso talento e la sua eloquenza anche al mondo della letteratura con i suoi libri di successo.

Tra gli eventi più importanti della stagione 2012/2013 vi sono i concerti al Concertgebouw con l’orchestra di Gürzenich, il concerto di gala per apertura della nuova sala di concerto di Stavanger, in Norvegia, alla presenza del re e della regina; il concerto con l’Orchestra Sinfonica della Radio Svedese diretta da Jakub Hrusa e quello con la Filarmonica di San Pietroburgo, un tour europeo con i Wiener Philharmoniker, un tour asiatico con concerti e recital in Cina, Singapore, Malesia, Giappone e Corea, concerti in Svizzera e a New York con la London Philharmonic Orchestra, un tour in Sud America con concerti d’esordio all’Orchestra sinfonica dello Stato di San Paolo e un tour nel Regno Unito con l’Orchestra Filarmonica Ceca. In recital, Hélène torna alla Walt Disney Concert Hall oltre che in tour in Francia e in Italia.

La stagione concertistica del 2013 vedrà come principale protagonista Johannes Brahms, in concomitanza con il rilascio della registrazione dei suoi concerti con i Wiener Philharmoniker; Hélène eseguirà questi concerti con la Philharmonia Orchestra, la City of Birmingham Symphony Orchestra, l’Orchestra Filarmonica Ceca, l’Orchestra della Radio Bavarese e con la San Francisco Symphony Orchestra, la Cincinnati Symphony e la Philadelphia Orchestra.

Musicista da camera appassionata e impegnata, Hélène Grimaud si esibisce regolarmente nei più prestigiosi festival e nelle più note capitali culturali con un ampio ventaglio di collaboratori tra cui Sol Gabetta, Thomas Quasthoff, Rolando Villazòn, Jan Vogler, Truls Mørk, Clemens Hagen e i fratelli Capuçon. Nell’inverno 2012-2013 si è esibita in Germania e in Francia con Sol Gabetta a sostegno del rilascio del suo album Duo (Deutsche Grammophon) che contiene le sonate per violoncello di Schumann, Brahms, Shostakovich e Debussy, riproponendo il programma di un concerto delle due artiste al Festival di Gstaad del 2011 che il Berner Zeitung definì “mozzafiato”.

Legata alla Deutsche Grammophon dal 2002 con un contratto esclusivo, Hélène è tra gli artisti più importanti della DG vantando una serie di dischi fantasiosi e di grande successo. Il rilascio, nel 2011, dei concerti per pianoforte n. 19 e 23 di Mozart con l’Orchestra da camera della Radio Bavarese include anche una collaborazione con la cantante Mojca Erdmann in una registrazione dell’aria mozartiana “Ch’io mi scordi di te?” KV 505; nel 2010 ha rilasciato l’album Resonances, contenente musiche per pianoforte di Mozart, Berg, Liszt e Bartók. Le registrazioni degli anni precedenti includono opere di Bach sia per tastiera che per orchestra, in queste ultime è lei stessa a dirigere la Deutsche Kammerphilharmonie Bremen; un disco di Beethoven con la Staatskapelle Dresden diretta da Vladimir Jurowski, Reflection e Credo (entrambi contengono diverse opere legate tematicamente), e un disco con sonate di Chopin e Rachmaninov. Hélène è protagonista anche di due DVD rilasciati recentemente: uno contiene il secondo concerto per pianoforte di Rachmaninov con la Lucerne Festival Orchestra diretta da Claudio Abbado, interpretazione vincitrice nel 2010 del premo ECHOKlassik; l’altro contiene il concerto per pianoforte in sol maggiore di Ravel con la Chamber Orchestra of Europe diretta da Vladimir Jurowski.

Vincitrice di numerosi premi in tutto il mondo, Hélène Grimaud ha ricevuto nel 2012 il Preis der Dresdner Musikfestspiele e, nel 2009, il premo Musikfest Bremen. Nel 2002 è stata nominata “Officier dans l’ordre des Arts et des Lettres” (Ufficiale dell’ordine delle Arti e delle Lettere) dal ministro della cultura francese, e “Chevalier dans l’Ordre National du Mérite” nel 2008. Nel 2004 ha ricevuto la “Victoire d’honneur” alle Victoires de la Musique, e nel 2005 ha vinto il premio ECHO “Instrumentalist of the Year”. Autrice di due libri di successo, Variations Sauvages e Leçons Particulières, sostiene diversi enti benefici tra cui il Wolf Conservation Center da lei fondato nel 1999 nell’Upstate New York, il WWF e Amnesty International.


Oltre alle più recenti incisioni per Deutsche Grammophon, sono disponibili a prezzi molto convenienti due ottime raccolte: un cofanetto Brilliant Classics contenente 5 CD con le registrazioni effettuate dalla Denon tra il 1986 e il 1993, e un altro cofanetto di 6 CD edito da Warner Classics (ex Erato) che racchiude le registrazioni tra il 1995 e il 1998.

Cofanetto Brilliant Classics di Hélène Grimaud
Cofanetto Brilliant Classics
Cofanetto Warner Classics di Hélène Grimaud
Cofanetto Warner Classics

Contenuto del cofanetto Brilliant Classics:

  • Johannes Brahms:
    • Sonata per pianoforte n. 2 in fa diesis minore, op. 2
    • Sonata per pianoforte n. 3 in fa minore, op. 5
    • Klavierstücke, op. 118
  • Frédéric Chopin:
    • Ballata n. 1 in sol minore, op. 23
  • Franz Liszt:
    • Après une Lecture de Dante: Fantasia quasi Sonata
  • Sergei Rachmaninov:
    • Sonata per pianoforte n. 2 in si bemolle minore, op. 36
    • Études-tableaux, op. 33 n. 1-3, 5-9
    • Concerto per pianoforte n. 2 in do minore, op. 18
  • Maurice Ravel:
    • Concerto per pianoforte in sol maggiore
  • Robert Schumann:
    • Sonata per pianoforte in fa diesis minore, op. 11
    • Kreisleriana, op. 16

Contenuto del cofanetto Warner Classics:

  • Ludwig van Beethoven:
    • Concerto per pianoforte n. 4 in sol maggiore, op. 58
    • Sonata per pianoforte n. 30 in mi maggiore, op. 109
    • Sonata per pianoforte n. 31 in la bemolle maggiore, op. 110
  • Johannes Brahms:
    • 7 fantasie, op. 116
    • 3 intermezzi, op. 117
    • Klavierstücke, op. 118
    • Klavierstücke, op. 119
    • Concerto per pianoforte n. 1 in re minore, op. 15
  • George Gershwin:
    • Concerto per pianoforte in fa maggiore
  • Sergei Rachmaninov:
    • Concerto per pianoforte n. 2 in do minore, op. 18
    • Preludio in sol diesis minore, op. 32 n. 12
    • Études-tableaux, op. 33 n. 1, 2, 9
    • Variazioni su un tema di Corelli, op. 42
  • Maurice Ravel:
    • Concerto per pianoforte in sol maggiore
  • Robert Schumann:
    • Concerto per pianoforte in la minore, op. 54
  • Richard Strauss:
    • Burlesca in re minore

Nel sito helenegrimaud.free.fr sono disponibili varie fotografie scattate in diverse occasioni di carattere musicale.

Ed ora eccovi la sua interpretazione della Ciaccona di J. S. Bach (trascrizione di F. Busoni dalla Partita per violino solo BWV 1004). Buon ascolto.

Arturo Benedetti Michelangeli

26 gennaio 2008 5 commenti

«… Detestavo il pianoforte, da piccolo se sentivo un pianoforte urlavo…» (*)

Invece di pubblicare una biografia, tra l’altro facilmente reperibile in rete, stavolta ho pensato di ricordare questa leggenda della musica con le parole di chi lo ha conosciuto. A mio avviso, queste citazioni aiutano a scoprire e a comprendere i lati straordinari che caratterizzavano questo grande maestro. Non penso ci sia altro da aggiungere, perciò buona lettura!

NOTA: il materiale che segue è tratto in gran parte dal libretto che accompagna il cofanetto "Arturo Benedetti Michelangeli: The Complete EMI Recordings" della EMI Classics.

«Sosteneva che si deve toccare il pedale nella sua parte più esterna con la punta del piede, idealmente con le dita, per avere la massima sensibilità e calibrare al millimetro l’azione di diverse porzioni di corsa del pedale stesso. Diceva spesso scherzando che bisogna rifuggire dall’"effetto arrotino"… Dovevo suonare a Milano per i Pomeriggi Musicali; Michelangeli mi dette appuntamento ad Arezzo dove, per tre giorni, mi fece eseguire il brano più volte e sempre più forte, dicendo che non si sentiva niente. Obbedii, ma non capivo il motivo di tale richiesta. Capii il giorno delle prove a Milano quando, iniziato il concerto, non riuscivo a udire niente di quello che facevo io né di ciò che suonava l’orchestra, a causa di un’acustica tremendamente assorbente. Suonai allora nel modo che aveva preteso Michelangeli tre giorni prima, e riuscii a salvare il concerto».
(Franco Gei, allievo, insegnante al Conservatorio di Ferrara)
«Le prime lezioni con Michelangeli mi misero in difficoltà in quanto mi aspettavo di ricevere una "scuola", un metodo di lavoro che creasse delle basi sui vari aspetti della musica (il legato, lo staccato, il fraseggio…). Michelangeli era invece totalmente distante da questo approccio "rassicurante" per l’allievo: lui forniva un input musicale dal quale si dovevano ricavare le conclusioni, facendosi in un certo senso scuola da sé… Una volta mi disse una cosa che capii poi molto tempo dopo: "La tecnica è fantasia musicale"; solo attraverso l’immaginazione e l’ispirazione si può trovare il gesto adatto per suonare».
(Virginio Pavarana, allievo, insegnante al Conservatorio di Verona)
«In vista di un concerto che avrei dovuto tenere a Perugia, il Maestro mi imponeva un po’ in tutti i brani tempi piuttosto moderati, sempre al disotto di quelli che sentivo. Una settimana prima del concerto mi chiese di eseguire il programma, e in quell’occasione mi spinse a suonare molto più rapidamente: mi adeguai a questa situazione in modo molto naturale, senza alcuno sforzo. La preparazione effettuata "sottotempo" mi aveva costretto ad approfondire il testo nell’intento di evidenziare ogni possibile contenuto musicale».
(Renzo Bonizzato, allievo, insegnante al Conservatorio di Verona)
«Mi capitava di ascoltare il maestro al lavoro; mi colpì il fatto che quasi mai sentivo dei passaggi interi, ma note singole ripetute in continuazione per ore e ore. Ricordo una giornata in cui Michelangeli senza interruzione per mangiare o per riposarsi, ripeté un mi nel registro centrale del pianoforte per dodici ore di seguito in mille modi diversi!».
(Carlo Dominici, allievo, insegnante al Conservatorio di Pescara)
«L’aspetto fondamentale era il timbro, la qualità del suono; su questo era assolutamente intransigente. Un brutto suono riproduce brutta musica, diceva, e un pianista deve essere in grado di far ascoltare una grande varietà timbrica, un’ampia gamma di piani sonori. A questo proposito lo studio di Bach è fondamentale, poiché permette di assimilare la capacità di riprodurre la polifonia con una sola mano, che è alla base di molta musica di Chopin».
(Maria Cristina Mohovic, allieva, insegnante al Conservatorio di Bolzano)
«Infine, pronti "al centotrenta per cento per arrivare almeno all’ottanta per cento", come amava ripetere, si giungeva al giorno fatidico del concerto; ci raccomandava di arrivare in anticipo nella sala per tentare di "riempirla di suono" ancora prima di iniziare e, una volta seduti al pianoforte, immaginare di trovarsi all’interno di uno spazio circolare ove cercare energia e concentrazione. E trovare "unicamente dentro la tastiera la calma della mano e del cuore"».
(Olga Schevkenova, allieva, insegnante al Conservatorio di Milano)
«La scelta della postura al pianoforte dipende da tanti fattori, anche dall’aspetto fisico. Michelangeli era un bellissimo uomo, alto, magro, con un rapporto armoniosissimo fra corpo e arti. Le mani erano grandi, prendeva con facilità la decima, il palmo era largo e solidissimo, le dita robuste. Il rapporto delle lunghezze fra busto, braccio, mano, dito era tale che il peso del retro braccio veniva facilmente, direi "naturalmente", convogliato sulla punta del dito, che lo trasferiva sul tasto… Non inclinava il busto oltre l’angolo critico, arretrava raramente il piede sinistro, non avanzava la spalla destra, non chinava neppure la testa né in avanti, fissando la tastiera, né all’indietro, guardando verso l’alto. E, detto per inciso, il suo viso rimaneva impassibile, e non canticchiava mai».
(Piero Rattalino, storico del pianoforte)
«Il solismo è un incubo, una catena. O si è dei placidi alla Magaloff, o dei mostri sacri alla Rubinstein… Ma se il temperamento naturale ha risvolti psicologici e contempla anche interessi estranei alla tastiera, il solismo induce saturazione, angoscia, perfino avversione… Tenga presente che un pianista come Horowitz è stato dieci anni senza suonare, per usura nervosa… Mi ricordo di una settimana a Napoli. Benedetti doveva incidere con l’Orchestra Scarlatti, e non incise niente. Lo incontravo ogni mattina all’Excelsior egli dicevo: "Oggi incidi?"; mi rispondeva: "Non so, non trovo il suono"».
«Il problema era di portarlo al pianoforte. Nel 1979, quando a Vienna incidevamo i Concerti di Beethoven, aveva a disposizione cinque pianoforti e decidere quale usare per lui era un grande problema: conosceva come nessun altro la meccanica dello strumento e perciò aveva sempre con sé un accordatore. Non le dico come lo faceva tribolare perché ogni nota, ogni suono doveva essere quello e non poteva essere altro che quello, e lui sapeva come e perché. Perciò il problema era quello di fare uscire un pianoforte in palcoscenico. Da quel momento in poi, quando lui si sedeva, i problemi erano finiti».
(Carlo Maria Giulini, direttore)
«Era in grado di rilevare infallibilmente differenze minime quali, e non esagero, lo spessore di un foglio di carta velina; le prime volte credevo si trattasse di un caso, ma mi dovetti poi ricredere perché compresi quanto grande fosse la sua sensibilità ai minimi particolari; era così sensibile all’aria condizionata perché il grado di umidità, che può oscillare dal 40 al 70% ed oltre, cambia l’insieme del peso della tastiera. Inoltre il cambiamento di umidità può far variare la reazione delle molle, ma anche l’aderenza della meccanica sul tavolaccio squinternando tutto il lavoro sin lì fatto e provocando una disuguaglianza che il Maestro non poteva assolutamente tollerare. In certi momenti avevo l’impressione che cercasse nel pianoforte il contatto della corda che si ottiene col clavicordo, tanto viscerale era il suo rapporto col suono».
(Angelo Fabbrini, accordatore)
«Aveva studiato composizione, conosceva il travaglio costituito dal riempire quel "deserto" che è la pagina vuota, e questo gli permetteva di intuire cosa si celasse dietro al segno di un autore. L’osservazione diretta e profonda del brano, da attuarsi eventualmente a tavolino, è quindi premessa fondamentale per possedere pienamente il senso formale richiesto a un interprete».
(Isacco Rinaldi, pianista e amico)
«Esiste una regione trascendentale della tecnica, fatta di qualità e di controllo della sonorità, dove in questo secolo pochissimi artisti eccelsero e Michelangeli ne possedeva il segreto». (**)
(Maurizio Pollini, pianista)
«…Ma sopra tutti Benedetti Michelangeli, forse il più grande come artigiano del pianoforte. Elegante, semplice, riservato. Non era un intellettuale, e forse non era neppure consapevole fino in fondo del suo talento. Studiava in modo maniacale, per potersi dare una ragione di un dono che invece gli veniva dal cielo». (***)
(Ramin Bahrami, pianista)

  • (*) Da un’intervista al Corriere del Ticino, raccolta da Carla Jelmorini.
  • (**) Dal volume "Il grembo del suono" (Editore Skira), pubblicato in occasione della mostra dedicata a Benedetti Michelangeli dalla città di Brescia nel 1996.
  • (***) Da un’intervista di Enrico Regazzoni per Repubblica.

Tutto questo materiale, eccetto l’intervista a Ramin Bahrami, è tratto dal libretto che accompagna il cofanetto "Arturo Benedetti Michelangeli: The Complete EMI Recordings" della EMI Classics.
La fotografia è tratta dalla copertina del disco "Debussy: Préludes, Volume I" (DG 413 450-2).

Chiudo consigliandovi l’ascolto di questa sua interpretazione della Ballata n. 1 in sol minore, op. 23 di Chopin, tratta da YouTube.