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«Karajan Gold», ossia quando rimasterizzare non serve

19 novembre 2015 4 commenti
Karajan Gold

Nel 1993, a distanza di quattro anni dalla scomparsa di Herbert von Karajan e a tredici anni dalla sua prima registrazione digitale, la Deutsche Grammophon decise di rimpiazzare alcuni degli ultimi dischi di Karajan con nuove edizioni rimasterizzate con l’innovativo procedimento Original-Image Bit-Processing che prometteva, e promette tutt’oggi, “il recupero dello spettro acustico originale” anche dalle vecchie registrazioni digitali. La nuova serie, denominata Karajan Gold, è costituita da una trentina di album, buona parte dei quali è ancora in commercio in formato CD, e include nuovi libretti con attraenti finiture argentate, all’interno dei quali sono presenti delle note che spiegano le ragioni dell’operazione; in particolare si legge: “Tutti coloro che hanno preso parte a questo progetto hanno agito nella certezza di corrispondere ai desideri del grande maestro”.

Original-Image Bit-Processing

Sulla carta questo progetto sembrerebbe ottimo: ottenere il meglio dalle ultime registrazioni digitali del celebre direttore austriaco, utilizzando gli strumenti e i procedimenti più moderni per produrre nuovi master a partire dai nastri digitali originali (che probabilmente sono stati registrati a 16 bit/44 kHz). Il processo di rimasterizzazione è stato effettuato a 20 bit; forse non sembrerà un granché ma va tenuto presente il livello tecnologico dell’epoca; tanto per avere una vaga idea, nel 1993 un hard disk da un gigabyte non si poteva comprare senza il libretto degli assegni. Si trattava, in ogni caso, di una manifestazione di rispetto nei confronti dell’ultima eredità artistica e tecnologica di Karajan. Uomo attento al progresso della tecnica, egli pretese l’uso del registratore digitale fin dal 1980, ben due anni prima della commercializzazione del compact disc (17 agosto 1982). Molte delle registrazioni rimasterizzate risalgono a questo primo periodo:

Copertina del disco 439 007-2 Copertina del disco 439 010-2 Copertina del disco 439 011-2 Copertina del disco 439 012-2 Copertina del disco 439 014-2
Copertina del disco 439 015-2 Copertina del disco 439 017-2 Copertina del disco 439 036-2 Copertina del disco 439 038-2 Copertina del disco 439 039-2

All’ascolto di questi nuovi dischi, però, può capitare di notare un suono poco naturale, talvolta leggermente distorto, specialmente nei picchi; prendendo ad esempio il disco dei Quadri di Mussorgsky registrato nel 1986 (439 013-2), La Grande porta di Kiev presenta un livello apprezzabile di distorsione e la grancassa troppo in evidenza. L’esame della traccia audio conferma che l’audio raggiunge spesso il massimo livello di uscita, e la dinamica risulta decisamente compressa, in particolare nel finale. Lo stesso difetto è presente anche qua e là nelle altre tracce del disco (cfr. forme d’onda riportate di seguito). Esaminando anche gli altri CD della serie emerge che la stessa caratteristica, in verità molto diffusa nei dischi di musica pop, è presente in tutti quanti, seppure in misure diverse.

Forma d'onda originale DG 413 588-2
Forma d'onda Karajan Gold DG 439 013-2
Comparazione forme d’onda di Mussorgsky / Ravel: 413 588-2 (sopra) e 439 013-2 "Gold" (sotto).

Per capire se il problema è da imputarsi alle registrazioni originali o alle rimasterizzazioni Original-Image Bit-Processing, occorre recuperare i dischi pubblicati prima del 1993 e confrontare l’audio originale con quello rimasterizzato. Com’è intuibile dal titolo dell’articolo, negli originali la dinamica non risulta compressa in modo evidente; il segnale raggiunge molto raramente il livello massimo, e quando capita, è per periodi brevissimi, come giusto. In termini assoluti bisogna dire che spesso la dinamica dei dischi rimasterizzati risulta leggermente più ampia, ma probabilmente è proprio questa eccessiva estensione che ha portato ad esaurire i 16 bit del CD, provocando un effetto collaterale, la distorsione, peggiore di una lieve compressione quasi sicuramente adottata in fase di prima masterizzazione. In genere il sonoro rimasterizzato appare anche leggermente più pulito, con rumore di fondo lievemente ridotto e con i toni bassi un poco accentuati; anche la spazialità appare migliorata. Sono stati inoltre corretti piccoli difetti presenti nei primi master (cfr. ad es. 415 069-2 e 439 003-2, traccia 4, 0:56).

Tra le rimasterizzazioni meglio riuscite troviamo sicuramente il Requiem di Mozart (439 023-2) e alcune sinfonie di Beethoven (439 001/6-2 o 439 200-2) nonostante personalmente preferisca il suono originale; al contrario, il disco di Mussorgsky già citato (439 013-2) è tra i peggiori, insieme con il Requiem di Verdi (439 033-2) di cui si riporta di seguito sia la forma d’onda originale che quella rimasterizzata:

Forma d'onda originale DG 415 092-2
Forma d'onda Karajan Gold DG 439 034-2
Comparazione del Requiem di Verdi (CD 1): 415 092-2 (sopra) e 439 034-2 "Gold" (sotto).

Un caso a parte è la Sinfonia delle Alpi di Richard Strauss, che pure ascoltabile in versione rimasterizzata (439 017-2), risulta molto diversa dalla versione originale (400 039-2) che fu sicuramente approvata dall’allora settantaquattrenne Karajan. In particolare, nella rimasterizzazione manca completamente il “vento” (la macchina del vento fa parte dell’organico prescritto dal compositore); viene da pensare che possa essere stato montato in post-produzione nella vecchia edizione, e poi omesso, non si capisce se volutamente o meno, nella nuova rimasterizzazione. Anche in questo caso si riportano di seguito le forme d’onda:

Forma d'onda originale DG 400 039-2
Forma d'onda Karajan Gold DG 439 017-2
Comparazione forme d’onda della Alpensinfonie: 400 039-2 (sopra) e 439 017-2 "Gold" (sotto).

Trovare i CD originali, pubblicati per la precisione tra il 1982 e il 1989 e riconoscibili dalle copertine prive di finiture argentate e del marchio Karajan Gold, può non essere semplice perché bisogna necessariamente ricorrere al mercato dell’usato, ma a volte può capitare di trovarne in buono stato per pochi spicci. A questo proposito posso consigliare i venditori Momox su Amazon.fr e Medimops su Amazon.de.

Copertina del disco 400 028-2 Copertina del disco 400 039-2 Copertina del disco 400 063-2 Copertina del disco 400 067-2 Copertina del disco 410 021-2
Copertina del disco 410 873-2 Copertina del disco 410 959-2 Copertina del disco 413 361-2 Copertina del disco 413 588-2 Copertina del disco 413 589-2
Copertina del disco 415 067-2 Copertina del disco 415 068-2 Copertina del disco 415 069-2 Copertina del disco 415 070-2 Copertina del disco 415 071-2
Copertina del disco 415 072-2 Copertina del disco 415 094-2 Copertina del disco 415 095-2 Copertina del disco 415 348-2 Copertina del disco 415 508-2
Copertina del disco 415 509-2 Copertina del disco 419 599-2 Copertina del disco 419 610-2 Copertina del disco 419 869-2 Copertina del disco 429 226-2

In definitiva ritengo che non ci fosse alcun bisogno di rimaneggiare le registrazioni digitali di Karajan a metà degli anni novanta. Nulla avrebbe vietato alla Deutsche Grammophon di proporre comunque un’edizione speciale, arricchita di qualsivoglia contenuto extra. Una seria operazione di rimasterizzazione avrebbe certamente più senso oggi, anche se i margini di intervento sulle registrazioni numeriche restano comunque abbastanza limitati.

Pre-emphasis nei CD audio

26 ottobre 2007 8 commenti

La pre-emphasis per i CD audio è una particolare equalizzazione che gli ingegneri del suono possono scegliere di adottare in sede di masterizzazione. Questa equalizzazione prevede, in breve, un’enfatizzazione dei toni acuti, che viene poi compensata in riproduzione; il lettore CD infatti può riconoscere che è stato adottato questo meccanismo grazie ad un’informazione appositamente inserita nel disco (un flag chiamato PRE, invisibile all’utente) e procede quindi a un’equalizzazione compensativa, detta de-emphasis.

Chi ha avuto a che fare con i nastri magnetici sa bene che esisteva una tecnica simile adottata proprio per i nastri, il Dolby Noise Reduction, che, per ridurre il rumore di fondo tipico delle registrazioni su nastro, prevedeva di amplificare i toni acuti del segnale in registrazione; per riprodurre queste registrazioni su nastro occorreva quindi attivare il circuito Dolby NR che operava in riproduzione attenuando i toni acuti nella stessa misura in cui erano stati amplificati in registrazione; l’attenuazione degli acuti in realtà aveva come effetto, in riproduzione, anche l’attenuazione di buona parte del rumore di fondo intrinseco del nastro, il che era proprio l’obiettivo che si prefiggeva il sistema Dolby NR.

Perché adottare la pre-enfasi nei CD? Probabilmente l’obiettivo era quello di ridurre l’effetto delle non linearità dei primi convertitori digitale-analogico alle alte frequenze, i quali non sempre erano in grado di ricostruire fedelmente il segnale audio a partire dai campioni digitali. Oggi la situazione è molto cambiata, sono disponibili dei DAC con prestazioni nemmeno paragonabili a quelle di trent’anni fa. Fatto sta che la maggior parte dei CD in commercio non fa uso di questa tecnica; personalmente possiedo qualche decina di CD audio di musica classica con pre-enfasi, specialmente della BIS, ma anche qualcosa della Naxos e Harmonia Mundi. Tra i dischi DG, Decca e Philips non ho mai trovato traccia di pre-emphasis. Si tratta comunque di una caratteristica che a mio avviso non migliora in modo percettibile la qualità sonora, a differenza del sistema Dolby NR per i nastri.

La pre-emphasis può procurare qualche difficoltà di riproduzione, e questo mi ha spinto a trattare la questione qui. Innanzi tutto ho constatato che un mio lettore CD portatile economico non è in grado di operare la compensazione, sicché il CD suona con gli acuti enfatizzati, analogamente a quanto succedeva quando si riproduceva un nastro registrato con il Dolby NR su un lettore che non disponeva del circuito Dolby NR. Ma lo svantaggio più pesante riguarda oggigiorno il salvataggio di questi CD nei computer (e di conseguenza nei lettori digitali portatili): con la maggior parte dei programmi di estrazione audio, infatti, si ottengono file audio (eventualmente MP3 o comunque compressi) non compensati.

Un modo semplice per verificare se in un CD sia stata effettivamente adottata la pre-emphasis consiste nel farsi generare un file CUE del CD utilizzando un programma di estrazione audio come Exact Audio Copy. Se nel file è presente l’indicazione FLAGS PRE in corrispondenza di una o più tracce, significa che ad esse è stata applicata la pre-enfasi.

Dopo qualche giorno di ricerche ho notato che uno dei programmi in grado di estrarre l’audio dai CD operando al volo la decodifica è iTunes della Apple. Si può specificare di comprimere l’audio estratto in MP3 e altri formati, oppure di salvarlo in formato WAV non compresso (per poi magari affidare le operazioni di compressione a codec diversi da quello di Apple); in ogni caso la compensazione viene effettuata in modo automatico e completamente trasparente all’utente: non viene notificato nulla, né esistono opzioni da configurare.
Esistono anche filtri, come ad esempio il Q10 della Waves, in grado di operare, tra le altre cose, la de-emphasis, ma si tratta spesso di software non gratuiti, diversamente da iTunes, e che richiedono la presenza di un programma di elaborazione audio installato.

Grafico tratto dal sito: www.picosound.de

FLAGS PRE