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Alberto Ginastera – Mariangela Vacatello

6 gennaio 2016 1 commento
Copertina dell'album

Mariangela Vacatello sembra amare le sfide: i suoi primi dischi per Brilliant Classics sono stati gli studi di Liszt e Debussy e adesso il suo profilo campeggia sulla copertina di questo doppio CD uscito lo scorso ottobre contenente l’opera completa per pianoforte di Alberto Ginastera, compositore argentino del secolo scorso il cui nome è probabilmente poco noto anche agli appassionati di musica classica.

Di origini metà spagnole (catalane per la precisione) e metà italiane, Ginastera è stato un artista molto preciso e ipercritico nei confronti della propria produzione, tanto da impedire la pubblicazione di alcuni dei suoi stessi lavori. Egli non si dedicò esclusivamente al pianoforte; al contrario tra le sue partiture troviamo opere liriche, balletti, concerti per diversi strumenti, musica da camera, opere per organo e anche colonne sonore. Nei suoi lavori si percepisce più o meno nettamente sia l’influenza della cultura popolare argentina che quella di altri compositori, in particolare Manuel de Falla, Claude Debussy e Béla Bartók.

Alcune composizioni sono di una semplicità quasi imbarazzante e, al tempo stesso, estremamente dirette ed evocative: è il caso delle Danzas argentinas para los niños e della Milonga, qui interpretate con confacente delicatezza. Altri lavori sono invece decisamente meno facili ad orecchi abituati all’armonia classica. Curiosamente, all’interno della stessa opera è possibile imbattersi in un componimento perfettamente armonico, praticamente chopiniano, e in un altro che presenta le stesse difficoltà di ascolto del Debussy più maturo, del quale si scorge nettamente l’influenza. Un esempio eclatante di questa caratteristica sono le Danzas argentinas op. 2. Ma c’è di più: questi stessi cambi di rotta sono frequentemente riscontrabili anche all’interno di un singolo componimento.

I Preludi americani, nel classico numero di dodici, suonano come un omaggio a Debussy e a Chopin e alle loro raccolte di preludi e studi. Questa collezione si presenta molto eterogenea: si tratta di composizioni abbastanza libere, perlopiù omaggi a compositori precedenti e contemporanei (Roberto Garcia Morillo, Juan José Castro, Aaron Copland, Heitor Villa-Lobos), ma non mancano alcuni riferimenti didattici. Dato che si citava Debussy, collegare i Piezas infantiles con il Children’s Corner del francese risulta naturale ed immediato.

Il pezzo forte del secondo CD sono comunque le Sonate. Ogni eventuale, possibile minimo dubbio sulle capacità tecniche della pianista napoletana (sempre che qualcuno ne avesse) viene spazzato via dalla magistrale esecuzione di queste tre sonate che costituiscono un crescendo di complessità ed astrazione. Questi lavori dell’argentino sono inoltre permeati da una certa inquietudine, caratteristica anche di altre sue opere ma qui presente in modo decisamente marcato.

Elemento comune a tutto l’album è l’evidente preparazione artistica, oltre che tecnica, di tutte le partiture; il fraseggio e la lettura, finemente accentata, catturano l’attenzione dell’ascoltatore, obiettivo in alcuni casi niente affatto semplice.

Le registrazioni sono state effettuate tra il 2014 e il 2015; il pianoforte utilizzato è il Fazioli F278, lo stesso modello scelto per Debussy nel 2012. Il suo timbro raffinato ed equilibrato e la ricchezza di sfumature ne fanno lo strumento ideale per Ginastera. La qualità tecnica delle registrazioni è molto buona¹.

In conclusione, vale davvero la pena di sottolineare come quest’album non sia solo una bella copertina, come invece sempre più spesso accade nel contesto discografico attuale, ma un capolavoro di interpretazione di quelli a cui Mariangela Vacatello ci ha ormai abituati.

(¹) Ripresa stereofonica ottima, bilanciamento tonale ottimo, dinamica molto buona, si riscontra solo una distorsione di lieve entità (CD 1, traccia 10, 1’16”).


Compositore: Alberto Ginastera (1916-1983)
Titolo: Complete Piano Music
Artista: Mariangela Vacatello (pianoforte)
Formato: 2 CD (jewel case) DDD
Casa discografica: Brilliant Classics
Numero di catalogo: 94736
EAN 13: 5028421947365
Date di registrazione: novembre 2014 e luglio 2015
Data di rilascio: ottobre 2015

Copertina posteriore

Gli studi di Liszt e di Debussy eseguiti da Mariangela Vacatello

26 febbraio 2014 Lascia un commento

Alcuni mesi fa la casa discografica Brilliant Classics ha pubblicato due album dedicati a due tra le più celebri raccolte di studi per pianoforte: i 12 Études d’exécution transcendante di Franz Liszt e gli altrettanti Études di Claude Debussy. L’interprete è Mariangela Vacatello, che ha inciso i due CD a distanza di meno di due anni l’uno dall’altro: Liszt nel 2010 e Debussy nel 2012.

Copertina del CD di Liszt Copertina del CD di Debussy

In ambito musicale si definiscono studi quelle particolari composizioni di natura fondamentalmente didattica che mirano ad affrontare determinate problematiche tecniche. I primi studi per pianoforte furono scritti all’inizio del diciannovesimo secolo da compositori come Muzio Clementi e Carl Czerny; ancora oggi questi nomi sono ben noti a tutti i pianisti ed aspiranti tali, al contrario sono meno conosciuti dal grande pubblico degli ascoltatori e degli amatori proprio perché le loro composizioni sono in buona parte destinate agli studenti di musica e non sono concepite per l’esecuzione concertistica.

Etichettare le raccolte di studi di Liszt (1852) e Debussy (1915) con la definizione testé esposta sarebbe però a dir poco superficiale; in verità si tratta di composizioni di rara bellezza musicale e tecnicamente molto difficili da eseguire, costituiscono quindi un eccezionale concentrato di tecnica e di arte. I lavori del celebre virtuoso ungherese, spesso esuberanti e imponenti ma talvolta anche delicatissimi, sono accomunati a quelli più sobri del francese dal fatto di aver portato al limite le possibilità tecniche dello strumento, sebbene in modi molto diversi. Non sembra un caso, quindi, che Mariangela Vacatello abbia scelto, per l’incisione di queste composizioni, due pianoforti che presentano caratteri tra loro differenti: uno Yamaha CF III SA per Liszt, dal suono corposo e a tratti oscuro, e un Fazioli F278 per Debussy (278 sono i centimetri di lunghezza dello strumento), in grado meglio di altri di rendere fedelmente le infinite sfumature delle partiture del francese.

Gli Études d’exécution transcendante (Studi d’esecuzione trascendentale) di Liszt sono opere di vocazione chiaramente concertistica. Di stile estremamente vario, queste composizioni presentano una grande complessità che non si limita all’aspetto tecnico. Lo scopo didattico, come anticipato, è in pratica solo un pretesto, lo dimostra il fatto che ciascuno studio contempla non uno ma molteplici aspetti della tecnica pianistica; questo lascia intendere che l’esecutore deve possedere già una tecnica consolidata per potersi dedicare con successo a queste composizioni, requisito abbondantemente soddisfatto da Mariangela Vacatello, a giudicare da questa brillante e ricercata registrazione. In questi studi, Liszt articola il discorso musicale lavorando su praticamente tutti i parametri possibili, spingendosi anche oltre le forme che erano nell’uso dell’epoca, e con una particolare dedizione nel ricercare timbri e colori inediti, nascosti tra i martelli e le corde di uno strumento ancora non completamente esplorato. Non mancano, all’interno delle complesse tessiture Lisztiane, assonanze e richiami più o meno espliciti agli studi di Chopin, composti tra l’altro più o meno nello stesso periodo o poco prima (1829-36).

Frontespizio degli Études di Liszt
Frontespizio degli Études di Franz Liszt
Prima pagina degli Études di Debussy
Prima pagina degli Études di Debussy

Mentre gli studi di Liszt mantengono un’anima fondamentalmente classico-romantica e quindi una fruibilità abbastanza immediata per l’ascoltatore, i Douze Études di Debussy richiedono di norma un impegno maggiore da questo punto di vista; non si tratta di brani che mirano a comunicare qualcosa di concreto; l’obiettivo è molto più ambizioso perché Debussy punta direttamente alla “sensazione pura”, cerca cioè di trasportare la mente in uno stato completamente astratto tramite una melodia che non richiama più alcun elemento immaginabile (come umani sentimenti o immagini di qualsiasi genere), eliminando così un passaggio mentale sul quale invece si fonda la musica classica e romantica. Tale obiettivo non è raggiungibile se non con una forte sinergia tra il compositore e l’interprete, senza la quale ci si ritroverebbe ad ascoltare una sequenza di note apparentemente insignificante e anche poco piacevole, dato che ci si concentrerebbe sulla ricerca dell’armonia tonale che, in questi studi, viene spinta ben oltre i propri limiti.
Il tocco della giovane pianista italiana sembra rendere sorprendentemente semplice questo processo di comunicazione diretta tra la partitura e la mente; la scelta dei tempi è tale per cui non esistono momenti di noia: matematici dove serve, divengono più elastici in presenza di frasi da sottolineare. La pressione di ogni tasto è perfettamente studiata e pesata così come la gestione del pedale di risonanza, il che rende evidente lo studio minuzioso della partitura. Diversamente da Liszt, in cui si viene spesso letteralmente investiti dalla musica, in Debussy l’eleganza si basa proprio sulla precisione dei dettagli e delle sfumature.

A seguire i 12 studi, nel disco di Debussy troviamo le tre bellissime nonché magistralmente eseguite Estampes e i Deux arabesques che raccontano in senso inverso lo sviluppo artistico del compositore: gli studi, risalenti al 1915, sono infatti tra le ultime composizioni del francese. Le Estampes, scritte nel 1903, sono opere della maturità in cui si può apprezzare appieno lo stile del compositore, stile del quale si scorge il germe nei romantici Deux arabesques, composti in età giovanile, intorno al 1890. A riportarci nel pieno di Debussy troviamo, alla fine del disco, L’isle joyeuse, composta nel 1904.

Dopo aver ascoltato questo disco, anche solo una volta, si può dire che Mariangela Vacatello faccia letteralmente innamorare della musica di Debussy. Anche coloro che si ritengono allergici alla musica moderna, pur magari amando quella romantica, classica e barocca, dovrebbero concedersi un’opportunità ascoltando quest’album ancora relativamente recente ma che già si è fatto notare dalla critica che conta.

Pubblicato a settembre del 2012, il disco di Debussy è perfetto anche sotto il profilo tecnico; il suono del Fazioli è estremamente espressivo; dolcissimo ma definito nei piano, risulta incisivo e potente nei forte, sfoderando una gran quantità di armonici; un suono brillante che non sconfina mai nell’eccesso, conferendo a queste esecuzioni la definizione che meritano. La tecnica di ripresa, curata da Luca Ricci, è assolutamente eccellente e di gran lunga migliore rispetto a quella di certe registrazioni pianistiche di etichette discografiche più note. Il suono è chiaro e bilanciato, la dinamica, importantissima in Debussy (vale la pena di ripeterlo) è riprodotta fedelmente e non sono presenti disturbi di sorta.

Il CD di Liszt, uscito nel giugno del 2011 risulta di buona qualità tecnica; la stereofonia è molto accentuata tanto che sembra quasi di trovarsi nel centro del pianoforte; questa particolare prospettiva, apprezzabile più che altro in cuffia, può inizialmente lasciare disorientati ma alla fine risulta tollerata dopo pochi minuti di ascolto. Il suono è chiaro e ben definito, caratteristica imprescindibile per poter percepire tutti i dettagli delle complesse partiture. Anche in questo caso non vi sono disturbi da segnalare.

Ora non resta che sperare nell’uscita di un disco dedicato agli studi di Frédéric Chopin, che andrebbe a costituire un elemento centrale del progetto di incisione dei più famosi studi per pianoforte portato avanti da Mariangela Vacatello, insieme con l’etichetta olandese Brilliant Classics.


Per approfondimenti sulle opere contenute in questi due album si consigliano, oltre alle note contenute nei rispettivi libretti (a cura di Michele Campanella per Liszt e di Désirée Fusi per Debussy) le interessanti guide all’ascolto disponibili sul sito dell’Orchestra Virtuale del Flaminio, in particolare:

Le messe di Couperin: Adriano Falcioni

10 dicembre 2012 1 commento
Copertina dell'album

Dopo aver messo a confronto qualche mese fa due registrazioni delle messe per organo di Couperin, quella di Gillian Weir del 1973 e quella più recente di Jean-Baptiste Robin (2004), oggi aggiungiamo ad esse una terza registrazione di queste composizioni: quella di Adriano Falcioni all’organo della chiesa di Santa Maria della Neve a Senigallia, un doppio CD inciso nei primi mesi di quest’anno e pubblicato da Brilliant Classics all’inizio di novembre.

È noto che le composizioni per organo francesi richiedono un largo uso di registri ad ancia, ed è altrettanto noto agli intenditori che gli organi italiani, a differenza di quelli francesi e iberici, non sono storicamente famosi per le loro ance¹; molti dei nostri strumenti antichi non ne disponevano neppure e si puntava tutto sul carattere forte e personale del ripieno e dei principali². Il moderno organo protagonista di questa registrazione rappresenta un’eccezione in questo senso, dispone infatti di sette registri ad ancia caratterizzati da un timbro spiccato e brillante, rotondo ma in alcuni casi anche aspro; la ricchezza di armonici è tale da richiamare non solo le sonorità francesi ma talvolta addirittura quelle spagnole, grazie anche all’attacco deciso. La presenza di un forte registro di terza (la fila acuta della Sesquialtera) rende lo strumento ancora più adatto all’esecuzione di Couperin. La mancanza di registri specifici (è il caso, ad esempio, della Voix humaine) viene abilmente compensata dall’organista mediante opportune combinazioni. Costruito nel 2001 dalla fabbrica Fratelli Pinchi – Ars Organi, lo strumento è ben temperato e a trasmissione completamente meccanica.

L’esecuzione di Falcioni è avvincente: l’organista procede con un buon ritmo senza perdere in chiarezza; il fraseggio è molto curato così come la scelta dei registri e la conseguente dinamica. Il Gloria della Messe pour les paroisses permette di apprezzare subito le qualità delle ance del Pinchi; notevole la meditativa Tierce en taille (Gloria VI) e l’Offertoire, da cui emerge buona parte della timbrica dell’organo. Il Chromhorne en taille (Benedictus), probabilmente concepito anche per l’elevazione, risulta commovente nella sua semplicità e insieme con il Chromhorne sur la taille (Gloria V) della Messe pour les couvents è da ascoltare con l’ausilio di altoparlanti o cuffie di qualità al fine di poter cogliere la voce profonda e al tempo stesso eterea del Bordone 16′ che dal basso sorregge l’armonia. Molto evocativa anche la Tierce en taille (Elevation). Tante altre perle si nascondono all’interno dei brani non citati; i due dischi scorrono come l’olio e li si apprezza di più ad ogni successivo ascolto.

Le parti gregoriane sono eseguite dal gruppo vocale femminile Armoniosoincanto diretto da Franco Radicchia. Il canto procede speditamente e le eleganti voci si intrecciano armoniosamente con la partitura organistica. La Messe pour les paroisses alterna all’organo il canto gregoriano Cunctipotens genitor Deus che era quello ufficialmente adottato dalle parrocchie per le solennità principali, con l’aggiunta delle seguenti parti non contemplate dalla partitura del compositore francese: Introitus e Communio, tratti dall’Officium de S. P. N. Francisco ad missam, e Credo Angelorum (canto fratto) proveniente da un manoscritto dei codici di Trento.
La Messe pour les Couvents non prevede invece un canto specifico, una scelta pensata per lasciare libera scelta alle singole comunità religiose. In questo caso è stata scelta come integrazione la Missa Sexti Toni di Henry Du Mont, anch’essa ben nota al tempo di Couperin. Completano la messa l’Introitus “Quasi modo” della Hebdomada secunda Paschae e il Communio “Diffusa est gratia” dalla Commune Beatae Mariae Virginis.

La registrazione, effettuata in digitale, è di eccellente qualità. L’acustica della chiesa è molto gradevole e, grazie all’ottima ripresa, ogni nota è distinguibile insieme col proprio timbro; ascoltando in cuffia spesso è perfino possibile localizzare la posizione delle canne. Si rileva un solo piccolo difetto nell’Offertorium della Messe pour le paroisses³, forse un taglio non proprio perfetto, nulla comunque di davvero rilevante.

Il libretto dell’album contiene delle note relative alle due messe a cura del direttore Franco Radicchia e le informazioni tecniche sullo strumento, riportate anche in fondo a questo articolo.

In definitiva si tratta di un’edizione molto valida; i puristi dell’esecuzione filologica potrebbero obiettare che, nonostante le caratteristiche foniche già discusse, lo strumento scelto non sia quello più indicato, ma in ogni caso chi cerca un’esecuzione chiara e briosa non potrà che essere soddisfatto da quest’album. Chi desidera ascoltare un organo classico francese può provare ad orientarsi sull’esecuzione di Jean-Baptiste Robin all’organo Clicquot della cattedrale di Poitiers (Naxos, non include le parti gregoriane), anche se, purtroppo, a scapito della chiarezza del suono per via del notevole riverbero presente; va notato inoltre che anche quel Clicquot non è dell’epoca di Couperin, essendo stato realizzato solo nel 1790.

(¹) Per un modesto approfondimento si rimanda a questa monografia tratta dall’Enciclopedia Treccani. (²) Un’interessante eccezione è costituita dai Tromboncini.
(³) CD 1, traccia 17, minuto 2’44”.


Dettagli dell’album

Compositore: François Couperin Titolo: Mass for the Parishes / Convents
Artista: Adriano Falcioni Casa discografica: Brilliant Classics
Coro: Gruppo Vocale Armoniosoincanto Direttore: Franco Radicchia
Codice prodotto: 94333 Numero di dischi: 2
Data registrazione: feb.-mar. 2012 DDD Data di uscita: novembre 2012
Package: 2 CD Jewel-Case EAN-13: 5028421943336

Organo Pinchi della chiesa di Santa Maria della Neve a Senigallia (2001)

Organo Pinchi della chiesa di S. Maria della Neve a Senigallia (2001)
Foto: Parrocchia S. M. della Neve, per gentile concessione di F.lli Pinchi – Ars Organi.

Organo a tre manuali. I e III tastiera di 54 note Do-fa. II tastiera di 61 note Do-do. Pedaliera di 30 note Do-fa. Meccanica sospesa per i manuali, a leva per il pedale e i registri. Registri totali: 27, file totali: 38, canne totali: 1.965. La3: 440 Hz.

Disposizione fonica

I. Positivo
Principale violino 8′
Bordone amabile 8′ (legno)
Flauto a becco 4′ (legno)
Principale 2′
Sesquialtera II 2 2/3′-1 3/5′
Cimbalo III 1′
Cromorno 8′
Clarone 4′

II. Grand’organo
Bordone 16′
Principale 8′
Flauto a camino 8′
Ottava 4′
Nassat 2 2/3′
Ottavino armonico 2′
Mistura IV-VI 2′
Tromba 16′
Tromba 8′

III. Recitativo
Bordone 8′
Cornetto IV 4′
Dulciana orizzontale 8′ (legno)
Tromba 8′

Pedale
Contrabbasso violone 16′
Bordone 16′
Principale 8′
Flauto a cuspide 8′
Basso corale 4′
Trombone 16′

Unioni
I-8′ Ped.
II-8′ Ped.
III-8′ Ped.
III-4′ Ped.
III-2′ Ped.
I-II
III-II

Copertina posteriore

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Franck: Complete Organ Music – Adriano Falcioni

6 settembre 2012 Lascia un commento
Copertina dell'album

Uscito da poche settimane, questo doppio CD della Brilliant Classics contiene l’integrale organistico di César Franck¹ registrato in digitale dall’italiano Adriano Falcioni. L’organo, anch’esso italiano, è il Mascioni della basilica di Santa Maria degli Angeli in Assisi. Un disco importante che va ad aggiungersi al già interessante catalogo della casa discografica olandese.

La scelta dello strumento è insolita: registrare Franck con un organo sinfonico italiano di costruzione relativamente recente non è certo la prima cosa che viene in mente. In effetti dal punto di vista timbrico è chiaro che non ci troviamo di fronte ad un Cavaillé-Coll, tuttavia questa non è una pecca: la scelta dei registri operata dall’organista ternano è ben studiata e molto varia, discostandosi talvolta dalle prescrizioni del compositore e sperimentando le potenzialità fornite dallo strumento italiano. Non ci troviamo quindi di fronte al solito disco di Franck, suonato ad un Cavaillé-Coll, magari quello di cui egli stesso fu organista titolare oppure quello meglio preservato, ma al desiderio di scoprire nuove possibilità e nuovi punti di vista.

Adriano Falcioni non corre contro il tempo e rispetta sempre l’acustica della chiesa; grazie al riverbero mai eccessivo, le note di Franck risultano ben definite e non si ricade nel “minestrone sonoro” che caratterizza invece tante altre incisioni di organo sinfonico.

Della Fantasia in do maggiore è particolarmente interessante il secondo movimento, Allegretto cantando, in cui il pedale crea un’atmosfera perfetta e la tromba del recitativo è dolce al punto giusto. Il breve terzo movimento, Quasi lento, è una rivelazione: l’organista sperimenta una registrazione del tutto nuova dalla quale scaturisce un bellissimo finale in cui riecheggiano timbri di ance delicate e potenti flauti al pedale, incluso il Basso acustico 32′. L’Adagio, che conclude la fantasia, è interessante per la scelta di un dolce registro oscillante, probabilmente Voce celeste, dato che si tratta di un registro ad anima molto diverso dalla francese Voix humaine² prescritta da Franck; qualche volta il basso al pedale diventa un po’ troppo forte e tende a sovrastarla ma comunque il risultato è gradevole.

Il Grande Pièce Symphonique risulta ben bilanciato, ogni voce mantiene la propria importanza senza mai essere messa decisamente in secondo piano. L’organista dà continuità all’esecuzione e ricerca la consequenzialità del dialogo tra i temi, come è giusto quando si affronta un componimento che si definisce sinfonico. Il primo movimento, Andantino serioso, è caratterizzato da un piacevolissimo pedale che fa da contraltare alle delicate sonorità delle tastiere. Segue l’Allegro ma non troppo e maestoso, in cui le scelte dei timbri e del tempo favoriscono un bel fraseggio; basso qualche volta un po’ invadente; molto bella la scelta di registri di forte personalità nella parte conclusiva. Interessanti scelte timbriche anche nel terzo movimento, Andante, dove al positivo troviamo una combinazione molto dolce con tremolo che lascia spazio all’elaborato accompagnamento; ottima l’atmosfera creata dal pedale.

Interpretazioni interessanti e originali anche per quanto riguarda gli altri componimenti, in particolare il Cantabile e la Pastorale sono caratterizzati da sonorità ricercate e chiarezza espositiva, e nella bellissima Prière troviamo timbri splendidi: un principale forte ma non esagerato e un pedale perfetto che, unitamente ad un tempo particolarmente calmo, ci regalano un esecuzione di rara profondità. Nell’altra fantasia, in la maggiore, ritroviamo più volte la Voce celeste in luogo della Voix humaine.

Nel libretto non sono presenti informazioni dettagliate sull’organo ma mi sono state gentilmente inviate su richiesta sia dalla fabbrica Mascioni che dallo stesso organista; sono riportate alla fine di quest’articolo e sono state rese disponibili anche sul sito della casa discografica. Lo strumento non dispone né di registri ad ancia di 32′ né di registri ad anima della stessa altezza; a questo proposito va detto che Franck non prescrive mai l’adozione di ance di 32′ nei suoi pezzi, anche se sovente gli organisti si prendono questa licenza per conferire una sonorità più spettacolare soprattutto ai finali del Grande Pièce Symphonique e dei Corali I e III. L’assenza di un registro ad anima di 32′ è invece più rilevante in quanto spesso il compositore raccomanda l’adozione di un bordone o comunque di un fondo di 32′; si può sopperire a questa mancanza con il Basso acustico 32′ (v. disposizione in fondo a quest’articolo), ma bisogna considerare che, non essendo un registro di 32′ reali, presenta caratteristiche foniche un po’ particolari.
Le condizioni dell’organo sono buone; in qualche caso si nota che l’intonazione non è perfetta ma ciò potrebbe anche dipendere dalla modalità di accordatura, ad ogni modo nulla danneggia la qualità dell’interpretazione di Falcioni.

Dal punto di vista tecnico i due dischi non presentano anomalie in generale, la registrazione è di alta fedeltà³, dinamica e spazialità sono ottime e il suono è sempre nitido e brillante, anche se, come già accennato, i toni medio-bassi risultano talvolta un po’ troppo amplificati e possono diventare invadenti in presenza di alcune armoniche nell’intervallo di frequenze compreso all’incirca tra 100 e 130 Hz. Un piccolo difetto è presente al minuto 10’17” della Fantasia in la maggiore (CD 2), si tratta di un piccolo salto, come se la registrazione si fosse interrotta per una frazione di secondo.

In conclusione, quest’integrale è sicuramente un album innovativo, che ci permette tra l’altro di conoscere un interessante strumento di casa nostra come il Mascioni di Santa Maria degli Angeli in Assisi, e che dimostra per l’ennesima volta come non sia necessario seguire pedissequamente la filologia musicale per ottenere risultati di valore. Il prezzo ridottissimo (meno di 10 euro) ne fa non solo un album irrinunciabile in tutte le collezioni in cui manchino le opere per organo di César Franck, ma anche un’interessante aggiunta per gli scaffali dei cultori di musica organistica.

(¹) Non sono incluse le composizioni per armonium.

(²) Il registro Voix humaine (o Vox humana) è un registro ad ancia e in questo differisce molto sia dal registro italiano Voce umana, che dal registro di Voce celeste (entrambi presenti in quest’organo); questi ultimi infatti sono ambedue registri oscillanti ad anima. Per una trattazione più completa si consigliano le pagine del maestro Federico Borsari relative ai Registri oscillanti e alla Voce umana.

(³) L’intervallo di frequenze registrate va da 30 Hz a 22 kHz. Frequenze al di sotto dei 30 Hz non sono rilevanti in quanto il tono più grave che strumento può emettere è il do di circa 32 Hz (16′). Offset in continua (DC) assente.


Dettagli dell’album

Compositore: César Franck Titolo: Complete Organ Music
Artista: Adriano Falcioni Casa discografica: Brilliant Classics
Codice prodotto: 94349 Numero di dischi: 2
Data della registrazione: aprile 2011 DDD Data di uscita: luglio 2012
Package: 2 CD Jewel-Case EAN-13: 5028421943497

L’organo Mascioni della Basilica di Santa Maria degli Angeli in Assisi

Il grande organo dell’abside della Basilica Papale di Santa Maria degli Angeli è l’opera 802 della “Famiglia Artigiana Vincenzo Mascioni” di Cuvio, presso Varese. Esso è stato completato nel 1961 ed è composto di 4 tastiere di 61 tasti C-c”” e pedialiera di 32 C-g’. Nel suo complesso dispone di 68 registri reali, con un totale di 4634 canne, 22 registri meccanici per unioni e accoppiamenti, 11 annullatori, 65 pistoncini, 18 pistoni, 4 staffe per crescendo ed espressioni, ecc.. Il tutto è comandato da una consolle mobile, posta solitamente in coro dietro l’altare, e si avvale di una trasmissione a sistema elettrico diretto. Strutturalmente l’organo è disposto in 5 corpi situati nel coro con due grandi prospetti e comprende anche un “organo eco” situato nella cupola. Grazie a queste caratteristiche lo strumento permette una vasta gamma di colori sonori ed effetti altamente suggestivi.

Disposizione fonica

I. Positivo
Principale 8′
Corno di notte 8′
Viola dolce 8′ (¹)
Corno camoscio 4′
Flauto cuspide 4′
Nazardo 2 2/3′
Flagioletto 2′
Decimino 1 3/5′
Piccolo 1′ (²)
Ripieno 5f. 2′
Cornetto (combinato)
Cromorno 8′
Unda maris 8′
Tremolo

II. Grand’organo
Principale 16′
Principale I 8′
Principale II 8′
Flauto traverso 8′
Dulciana 8′
Ottava 4′
Flauto camino 4′
Duodecima 2 2/3′
XV (Decimaquinta) 2′
XIX (Decimanona) 1 1/3′
XXII (Vigesimaseconda) 1′
Ripieno grave (combinato)
Ripieno acuto 6f. 1 1/3′
Cornetto 3f. 2 2/3′
Tromba 16′
Tromba 8′

Voce umana 8′
Campane

III. Recitativo
Bordone 16′
Diapason 8′
Bordone 8′
Viola di gamba 8′
Salicionale 8′
Ottava 4′
Flauto armonico 4′
Sesquialtera 2 2/3′
Silvestre 2′
Flauto in XIX 2 2/3′ (³)
Ripieno 5f. 2′
Tromba armonica 8′
Oboe 8′
Cromorno 8′ (¹)
Trombina 4′ (²)

Voce celeste 8′
Coro viole 3f. 8′
Tremolo

IV. Eco
Bordone d’eco 8′
Eolina 8′
Flauto 4′
Ottava eolina 4′
Flautino 2′
Voce eterea 8′
Voce angelica 8′
Tremolo

Pedale
Basso acustico 32′
Contrabbasso 16′
Principale 16′
Subbasso 16′
Bordone 16′
Basso 8′
Principale 8′
Corno camoscio 8′
Bordone 8′
Bordone d’eco 8′
Quinta 5 1/3′
Ottava 4′
Flauto 4′ (²)
Superottava 2′
Ripieno 6f. 2 2/3′
Controfagotto [Bombarda] 16′ (⁴)
Fagotto [Trombone] 8′ (⁴)
Clarina [Clarone] 4′ (⁴)

Campane

Unioni e accoppiamenti
I 8 Ped.
II 8 Ped.
III 8 Ped.
IV 8 Ped.
IV 8 I
III 8 I
IV 8 II
III 8 II
I 16 I
I 4 I
III 4 I
II 4 II
I 4 II
I 16 II
I 4 II
III 16 II
III 4 II
III 4 III
Piano aut. Ped.

(¹) non presente nella documentazione fornita da Mascioni
(²) presente solo nella documentazione fornita da Mascioni
(³) la documentazione fornita da Mascioni riporta 1 1/3′
(⁴) I nomi racchiusi tra parentesi quadre sono quelli presenti nella documentazione fornita da Mascioni.

Copertina posteriore

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L’opera omnia per organo di Bach eseguita da Hans Fagius

15 ottobre 2010 1 commento

La registrazione integrale di Hans Fagius del repertorio organistico Bachiano, risalente agli anni ’80, ha conosciuto negli ultimi anni una grande diffusione grazie ai cofanetti Brilliant Classics dal prezzo estremamente invitante. Negli anni scorsi infatti questi 17 CD, che includono anche i Preludi-corali Neumeister ritrovati in America nel 1985, erano pubblicati solo dalla casa discografica svedese BIS e a prezzo pieno.

Hans Fagius: Bach Organ Works Vol. 1 Hans Fagius: Bach Organ Works Vol. 2
Hans Fagius: Bach Organ Works Vol. I (8 CD) & Vol. II (9 CD)

Si tratta di registrazioni che si possono porre a metà strada tra la prassi esecutiva filologica e l’interpretazione tradizionale più romantica; un equilibrio che garantisce una buona affidabilità dal punto di vista storico senza però ricadere nell’esagerazione e salvando l’ascoltatore da gare di velocità d’esecuzione e monotonia timbrica. Hans Fagius ha distribuito le incisioni su cinque diversi organi, tutti svedesi:

  • Cahman (1724) della Kristine kyrka a Falun, ricostruito da Magnusson nel 1982 (CD 1, 2, 13, 14, 17)
  • Cahman (1728) della chiesa di Lövstabruk, Uppsala (CD 3, 4, 9, 10)
  • Mats Arvidsson (1982) della chiesa di Mariefred (CD 5, 6)
  • Nils-Olof Berg (1985) della Missionskyrka a Uppsala (CD 7, 8)
  • Wahlberg (1764) della Fredrikskyrkan a Karlskrona, ricostruito da Grönlund nel 1987 (CD 11, 12, 15, 16)

Tutti gli strumenti sono d’epoca barocca o di tale ispirazione, e sono dotati di due manuali e pedialiera; potranno forse sembrare troppo piccoli, ma si prestano bene all’esecuzione di Bach grazie anche alla presenza di un’ancia di 16′ al pedale e di un’ancia dolce sul positivo che permette all’organista di rendere intelligibili le varie voci con un buon fraseggio, evitando di produrre un minestrone acustico assolutamente intollerabile per le fughe Bachiane. Le disposizioni foniche di questi strumenti, tutti a trasmissione meccanica, sono disponibili in fondo a quest’articolo.

I grandi Preludi e fughe sono eseguiti generalmente con registrazioni ricche e con un sapiente uso dei registri ad ancia sia ai manuali che al pedale; i cambi di registrazione (e di manuale) non sono frequenti, spesso Fagius varia solo tra i due tempi, tranne alcune eccezioni come ad esempio la Fantasia in sol minore BWV 542, il Preludio in la minore BWV 551, la Fuga in sol maggiore BWV 541 e la Fantasia in fa maggiore BWV 540. Ciò nonostante l’ascolto non annoia anche perché l’uso dello staccato è abbastanza moderato e limitato; tra i pezzi più staccati troviamo la Sonata a tre voci nº 5 e il Preludio in re maggiore BWV 532, che comunque non mancano di sentimento.

Discorso a parte merita la stupenda interpretazione della Toccata, adagio e fuga in do maggiore, BWV 564 all’organo Nils-Olof Berg, le cui ance si distinguono non poco da quelle degli altri organi protagonisti di quest’integrale per via della loro sonorità che ricorda più quella delle ance francesi, dal timbro chiaro e squillante; e così la Toccata, suonata col pedale unito al grand’organo e le ance di 16′ e 8′, si avvicina ad un’esecuzione alla Cochereau, sebbene sia più spedita e, ovviamente, senza la Controbombarda 32′, ma con un Fagotto 16′ dal carattere simile a quello della Bombarda.

Peccato invece per la Passacaglia e fuga in do minore BWV 582, bellissima pagina organistica vittima di un’esecuzione veramente piatta e rapida, suonata da capo al fine con l’organo pleno, come da prassi filologica in voga al tempo e talvolta anche tuttora.

Tornando alle 6 Sonate a tre voci BWV 525-530, va detto che sono molto valide; la scelta del timbro terso del Principale nei movimenti primo e terzo, con eventualmente l’aggiunta di un ottava o di una decimaquinta, si rivela felice data anche la sonorità decisa ma al tempo stesso equilibrata di questi registri maschili. Questa caratteristica si nota con piacere anche ascoltando l’Orgelbüchlein, eseguito interamente all’organo Mats Arvidsson di Mariefred, il cui Principale è particolarmente ricco di carattere; il risultato è una meravigliosa e, se vogliamo, un po’ romantica incisione del corale «O Mensch, bewein dein Sünde groß» BWV 622: quasi sette minuti da ascoltare ad occhi chiusi, lasciando scorrere dentro di sé il timbro tanto semplice quanto fondamentale del Principale che recita il corale. L’ascolto mi ha riportato alla mente vecchie e indimenticabili incisioni di Albert Schweitzer dello stesso corale. Per il resto dell’Orgelbüchlein le registrazioni sono scelte con attenzione per ciascun corale, come pure per quanto riguarda tutti i corali in generale, recitati solitamente con la sesqualtera o con l’ancia del positivo. Notevole la raccolta dei Corali di Lipsia BWV 651-668; meno brillanti invece le interpretazioni dei Corali di Schübler BWV 645-650, che non reggono il confronto, estetico, si intende, con le ormai storiche incisioni di Helmut Walcha e Karl Richter (è anche vero che i due suonavano organi abbastanza diversi da questi strumenti svedesi), anche se la scelta dei registri anche in questi casi risulta molto ricercata. Da non perdere assolutamente è invece il corale «Vom Himmel hoch, da komm ich her» BWV 700 suonato interamente con il bel registro di Tromba dell’organo Nils-Olof Berg; un’interpretazione tanto insolita quanto magnifica.

Molto validi anche i 6 Concerti per organo BWV 592-597 e le Partite BWV 766-770, specialmente le Partite diverse sopra «Christ, der du bist der helle Tag» BWV 766, eseguite all’organo Cahman di Lövstabruk, caratterizzato, come quello di Falun, da ance dal timbro tipicamente tedesco(*). Il principale risulta equilibrato, come si può apprezzare ascoltando il corale «Liebster Jesu, wir sind hier» BWV 730 mentre il ripieno è molto forte e brillante, tanto da risultare talvolta stridente.

Opera omnia di Bach della Brilliant Classics, 157 CD, 2010Un’edizione validissima, dunque, distribuita sotto forma di due cofanetti Brilliant Classics: Volume I da 8 CD e Volume II da 9 CD. Da alcuni anni quest’integrale fa anche parte della Bach Edition, sempre della Brilliant Classics: un maxi-cofanetto da 155 CD contenente l’opera omnia del Kantor di Lipsia a prezzo scontatissimo, tipicamente intorno ai 100 €. Proprio il 6 luglio scorso la Brilliant ha rilasciato un’edizione aggiornata di questo cofanetto, aggiungendovi la Passione secondo Marco BWV 247. Non ho dubbi nell’affermare che il solo integrale organistico di Hans Fagius vale il prezzo dell’intera opera omnia. Aggiornamento: da agosto 2014 la Bach Edition è stata ristrutturata e l’integrale organistico di Hans Fagius è stato sostituito con quello di Stefano Molardi, registrato direttamente per Brilliant Classics nel 2013.

Dal punto di vista tecnico, le incisioni sono digitali e di alta qualità; la spazialità del suono è ottima, tanto da poter apprezzare molto chiaramente l’effetto delle canne pari e dispari sul bilanciamento. All’analizzatore di spettro si riscontra qualche segnale indesiderato nei dischi 14 e 17 al di sopra dei 17 kHz ma di ampiezza tanto ridotta da non poter essere praticamente rilevato dall’orecchio umano.

Una nota importante per chi intendesse convertire questi CD in MP3: tutti i dischi sono masterizzati con la pre-emphasis, ossia una particolare equalizzazione che dovrebbe ridurre il rumore di quantizzazione e che deve essere compensata nel momento in cui si estrae il contenuto del CD nel computer; in caso contrario si otterrebbero MP3 con i toni acuti enfatizzati. Per maggiori dettagli rimando a un mio precedente articolo.


(*) Con riferimento alle disposizioni foniche di questi organi, si noti che lo svedese Basun o Bassun identifica il Trombone e non il Fagotto come si potrebbe erroneamente intuire dalla radice simile all’inglese Bassoon; un falso amico analogo è l’olandese Bazuin, che, ancora una volta, identifica il Trombone.


Organo della Kristine kyrka a Falun
Johan Niclas Cahman (1724) – A. Magnusson (1982)

Organo Cahman della Kristine kyrka a Falun
Foto: © Göran Bength. Tutti i diritti riservati.

Huvudverk
Qvintadena 16′
Principal 8′
Spitzfleut 8′
Salzinal 8′
Octava 4′
Rohrfleut 4′
Qvinta 3′
Octava 2′
Mixtur 4 ch
Scharf 3 ch
Trompett 8′

Pedal
Untersatz 16′
Principal 8′
Gedact 8′
Qvinta 6′
Octava 4′
Rauschqvint-mixtur 5 ch
Bassun 16′
Trompett 8′
Trompett 4′

Öververk
Gedact 8′
Qvintadena 8′
Principal 4′
Fleut 4′
Qvinta 3′
Octava 2′
Gemshorn 2′
Sexqvialtera 2 ch
Scharf 3 ch
Vox Humana 8′
Tremulant


Organo Johan Niclas Cahman (1728) della chiesa di Lövstabruk, Uppsala

Organo Cahman della chiesa di Lövstabruk
Foto: © Manualman, 2008. Tutti i diritti riservati.

Huvudverk (C-c3, 49)
Kvintadena 16′
Principal 8′
Rörflöjt 8′
Kvintadena 8′
Oktava 4′
Spetsflöjt 4′
Kvinta 2 2/3′
Superoktava 2′
Mixtur V
Trumpet 8′

Ryggpositiv (C-c3, 49)
Gedackt 8′
Kvintadena 8′
Principal 4′
Flöjt 4′
Kvinta 2 2/3′
Oktava 2′
Mixtur IV
Vox Humana 8′

Pedal (C-d1, 27)
Öppen Subbas 16′
Principal 8′
Gedackt 8′
Kvinta 5 1/3′
Oktava 4′
Rauschkvint II
Mixtur IV
Basun 16′
Trumpet 8′
Trumpet 4′


Organo Mats Arvidsson (1982) della chiesa di Mariefred

Organo Mats Arvidsson (1982) della chiesa di Mariefred
Foto: © RH Bild, 2009. Tutti i diritti riservati.

Huvudverk
Principal 8′
Gedacht 8′
Principal 4′
Fleut 4′
Qvinta 3′ (eg. 2 2/3′)
Octava 2′
Scharf III-IV ch. 1 1/3′
Trumpet 8′

Pedalverk
Subbas 16′
Violon 8′
Octava 4′
Basun 16′
Trompet 8′
Trompet 4′

Svällverk
Rörfleut 8′
Fugara 8′
Spetsfleut 4′
Nasat 3′ (eg. 2 2/3′)
Borfleut 2′
Ters 1 3/5′
Vox virginea 8′
Tremulant

Koppel
I/P
II/P
II/I


Organo Nils-Olof Berg (1985) della Missionskyrka a Uppsala

Organo Nils-Olof Berg (1985) della Missionskyrka a Uppsala
Foto: © Manualman, 2008. Tutti i diritti riservati.

Huvudverk
Principal 8′
Blockflöjt 8′
Oktava 4′
Italiensk flöjt 4′
Waldflöjt 2′
Cornettino II chor.
Mixtur V chor.
Trumpet 8′
Tremulant

Pedal
Subbass 16′
Principal 8′
Gedackt 8′
Fagott 16′

Öververk
Gedacktbas 8′
Bourdon 8′
Salicional 8′
Principal 4′
Traversflöjt 4′
Svegel 2′
Ters 1 3/5′
Kvint 1 1/3′
Oboe 8′
Tremulant

Koppel
I/P
II/P
II/I
4′ II/P


Organo della Fredrikskyrkan a Karlskrona
Wahlberg (1764) – Grönlund (1987)

Huvudverk
Quintadena 16′
Principal 8′
Gedackt 8′
Octava 4′
Kortfleut 4′
Salicional 4′
Superoctava 2′
Rauschkvint 2 ch
Mixtur 4ch
Trumpet 8′
Vox virginea 8′
Trumpet 4′

Öververk
Eng gedackt 8′
Quintadena 8′
Principal 4′
Rörfleut 4′
Quinte 3′
Octava 2′
Gemshor 2′
Scharff 3 ch
Fagott 8′
Vox Humana 8′

Pedal
Subbas 16′
Principal 16′
Violoncell 8′
Octava 4′
Quinta 3′
Superoctava 2′
Scharff 2 ch
Basun 16′
Trumpet 8′
Trumpet 4′
Corno 2′

Leufsta Bruk Loefsta Bruk orgel organ orgelbouw orgelbau orgelbyggare orgelbyggeri organ orgel orgue varhany disposition specification specifications stoplist stop list stops

Hélène Grimaud

17 febbraio 2008 5 commenti

Traduzione della biografia disponibile sul sito ufficiale (aggiornata a maggio 2013). Ulteriori informazioni sono reperibili su Wikipedia.


Artista poliedreica e carismatica – per la pianista Hélène Grimaud la musica è una passione sconfinata. Hélène è un’interprete dalla natura spirituale e toccante, il suo successo artistico internazionale è travolgente. Ha costruito la sua reputazione professionale con un intenso programma di tour e registrazioni con cui condivide le sue profonde e originali interpretazioni della musica classica. Impegnata come ambientalista e attivista in difesa dei diritti umani, la Grimaud presta il suo prodigioso talento e la sua eloquenza anche al mondo della letteratura con i suoi libri di successo.

Tra gli eventi più importanti della stagione 2012/2013 vi sono i concerti al Concertgebouw con l’orchestra di Gürzenich, il concerto di gala per apertura della nuova sala di concerto di Stavanger, in Norvegia, alla presenza del re e della regina; il concerto con l’Orchestra Sinfonica della Radio Svedese diretta da Jakub Hrusa e quello con la Filarmonica di San Pietroburgo, un tour europeo con i Wiener Philharmoniker, un tour asiatico con concerti e recital in Cina, Singapore, Malesia, Giappone e Corea, concerti in Svizzera e a New York con la London Philharmonic Orchestra, un tour in Sud America con concerti d’esordio all’Orchestra sinfonica dello Stato di San Paolo e un tour nel Regno Unito con l’Orchestra Filarmonica Ceca. In recital, Hélène torna alla Walt Disney Concert Hall oltre che in tour in Francia e in Italia.

La stagione concertistica del 2013 vedrà come principale protagonista Johannes Brahms, in concomitanza con il rilascio della registrazione dei suoi concerti con i Wiener Philharmoniker; Hélène eseguirà questi concerti con la Philharmonia Orchestra, la City of Birmingham Symphony Orchestra, l’Orchestra Filarmonica Ceca, l’Orchestra della Radio Bavarese e con la San Francisco Symphony Orchestra, la Cincinnati Symphony e la Philadelphia Orchestra.

Musicista da camera appassionata e impegnata, Hélène Grimaud si esibisce regolarmente nei più prestigiosi festival e nelle più note capitali culturali con un ampio ventaglio di collaboratori tra cui Sol Gabetta, Thomas Quasthoff, Rolando Villazòn, Jan Vogler, Truls Mørk, Clemens Hagen e i fratelli Capuçon. Nell’inverno 2012-2013 si è esibita in Germania e in Francia con Sol Gabetta a sostegno del rilascio del suo album Duo (Deutsche Grammophon) che contiene le sonate per violoncello di Schumann, Brahms, Shostakovich e Debussy, riproponendo il programma di un concerto delle due artiste al Festival di Gstaad del 2011 che il Berner Zeitung definì “mozzafiato”.

Legata alla Deutsche Grammophon dal 2002 con un contratto esclusivo, Hélène è tra gli artisti più importanti della DG vantando una serie di dischi fantasiosi e di grande successo. Il rilascio, nel 2011, dei concerti per pianoforte n. 19 e 23 di Mozart con l’Orchestra da camera della Radio Bavarese include anche una collaborazione con la cantante Mojca Erdmann in una registrazione dell’aria mozartiana “Ch’io mi scordi di te?” KV 505; nel 2010 ha rilasciato l’album Resonances, contenente musiche per pianoforte di Mozart, Berg, Liszt e Bartók. Le registrazioni degli anni precedenti includono opere di Bach sia per tastiera che per orchestra, in queste ultime è lei stessa a dirigere la Deutsche Kammerphilharmonie Bremen; un disco di Beethoven con la Staatskapelle Dresden diretta da Vladimir Jurowski, Reflection e Credo (entrambi contengono diverse opere legate tematicamente), e un disco con sonate di Chopin e Rachmaninov. Hélène è protagonista anche di due DVD rilasciati recentemente: uno contiene il secondo concerto per pianoforte di Rachmaninov con la Lucerne Festival Orchestra diretta da Claudio Abbado, interpretazione vincitrice nel 2010 del premo ECHOKlassik; l’altro contiene il concerto per pianoforte in sol maggiore di Ravel con la Chamber Orchestra of Europe diretta da Vladimir Jurowski.

Vincitrice di numerosi premi in tutto il mondo, Hélène Grimaud ha ricevuto nel 2012 il Preis der Dresdner Musikfestspiele e, nel 2009, il premo Musikfest Bremen. Nel 2002 è stata nominata “Officier dans l’ordre des Arts et des Lettres” (Ufficiale dell’ordine delle Arti e delle Lettere) dal ministro della cultura francese, e “Chevalier dans l’Ordre National du Mérite” nel 2008. Nel 2004 ha ricevuto la “Victoire d’honneur” alle Victoires de la Musique, e nel 2005 ha vinto il premio ECHO “Instrumentalist of the Year”. Autrice di due libri di successo, Variations Sauvages e Leçons Particulières, sostiene diversi enti benefici tra cui il Wolf Conservation Center da lei fondato nel 1999 nell’Upstate New York, il WWF e Amnesty International.


Oltre alle più recenti incisioni per Deutsche Grammophon, sono disponibili a prezzi molto convenienti due ottime raccolte: un cofanetto Brilliant Classics contenente 5 CD con le registrazioni effettuate dalla Denon tra il 1986 e il 1993, e un altro cofanetto di 6 CD edito da Warner Classics (ex Erato) che racchiude le registrazioni tra il 1995 e il 1998.

Cofanetto Brilliant Classics di Hélène Grimaud
Cofanetto Brilliant Classics
Cofanetto Warner Classics di Hélène Grimaud
Cofanetto Warner Classics

Contenuto del cofanetto Brilliant Classics:

  • Johannes Brahms:
    • Sonata per pianoforte n. 2 in fa diesis minore, op. 2
    • Sonata per pianoforte n. 3 in fa minore, op. 5
    • Klavierstücke, op. 118
  • Frédéric Chopin:
    • Ballata n. 1 in sol minore, op. 23
  • Franz Liszt:
    • Après une Lecture de Dante: Fantasia quasi Sonata
  • Sergei Rachmaninov:
    • Sonata per pianoforte n. 2 in si bemolle minore, op. 36
    • Études-tableaux, op. 33 n. 1-3, 5-9
    • Concerto per pianoforte n. 2 in do minore, op. 18
  • Maurice Ravel:
    • Concerto per pianoforte in sol maggiore
  • Robert Schumann:
    • Sonata per pianoforte in fa diesis minore, op. 11
    • Kreisleriana, op. 16

Contenuto del cofanetto Warner Classics:

  • Ludwig van Beethoven:
    • Concerto per pianoforte n. 4 in sol maggiore, op. 58
    • Sonata per pianoforte n. 30 in mi maggiore, op. 109
    • Sonata per pianoforte n. 31 in la bemolle maggiore, op. 110
  • Johannes Brahms:
    • 7 fantasie, op. 116
    • 3 intermezzi, op. 117
    • Klavierstücke, op. 118
    • Klavierstücke, op. 119
    • Concerto per pianoforte n. 1 in re minore, op. 15
  • George Gershwin:
    • Concerto per pianoforte in fa maggiore
  • Sergei Rachmaninov:
    • Concerto per pianoforte n. 2 in do minore, op. 18
    • Preludio in sol diesis minore, op. 32 n. 12
    • Études-tableaux, op. 33 n. 1, 2, 9
    • Variazioni su un tema di Corelli, op. 42
  • Maurice Ravel:
    • Concerto per pianoforte in sol maggiore
  • Robert Schumann:
    • Concerto per pianoforte in la minore, op. 54
  • Richard Strauss:
    • Burlesca in re minore

Nel sito helenegrimaud.free.fr sono disponibili varie fotografie scattate in diverse occasioni di carattere musicale.

Ed ora eccovi la sua interpretazione della Ciaccona di J. S. Bach (trascrizione di F. Busoni dalla Partita per violino solo BWV 1004). Buon ascolto.