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Le messe di Mozart

Spartito autografo del "Dies irae", dal "Requiem K. 626" di Wolfgang Amadeus Mozart
Spartito autografo del “Dies irae” (Requiem K. 626) – www.mozartforum.com

La maggior parte delle diciotto messe scritte da Mozart risulta sconosciuta ai più. Si tratta spesso di composizioni brevi (meno di mezz’ora) poiché l’arcivescovo di Salisburgo, nonché protettore del compositore, gli imponeva vincoli molto stringenti per quanto riguardava la durata dei riti; lo stesso Mozart si lamentava di questi limiti, dato che lo obbligavano ad essere eccessivamente conciso.
Composizioni minori dunque, ma non tutte: due di esse fanno eccezione, e non parliamo di opere semplicemente degne di nota, ci troviamo piuttosto di fronte a due dei più importanti lavori del compositore austriaco:

Entrambe le messe sono composte in forma di cantata, ciò significa che alcuni riti, specialmente i più lunghi, sono suddivisi in più movimenti. Avendo infatti Mozart interrotto il rapporto di lavoro con l’arcivescovo, era finalmente libero dai quegli stringenti vincoli che l’avevano sempre costretto a comporre messe di sei o sette movimenti al massimo (tipicamente Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus, Benedictus e Agnus dei).

Requiem

Non v’è appassionato di musica classica che non conosca o che almeno non abbia mai sentito parlare del Requiem di Mozart, sicuramente una delle sue composizioni più notevoli nonostante si tratti di un’opera incompiuta. L’edizione più conosciuta e incisa oggigiorno è quella completata da un allievo di Mozart, Franz Xaver Süssmayr, che fu capace di adottare uno stile molto affine a quello del compositore salisburghese grazie anche alle decine di bozze lasciate dal maestro.

Trattandosi di uno dei capolavori di Mozart, di esso sono disponibili innumerevoli incisioni discografiche. Vi sono interpretazioni per tutti i palati: dalle letture filologiche più accurate fino alle visioni romantiche in stile “vecchia scuola”. L’edizione che voglio consigliare in quest’articolo fa sicuramente parte della vecchia scuola: strumenti moderni, diapason a 440 Hz, orchestra filarmonica, coro numeroso; sto parlando dell’incisione dei Wiener Philharmoniker diretti da Karl Böhm nell’aprile del 1971. Nonostante l’adozione di un organico nutrito, l’esecuzione risulta chiara e brillante, merito sia degli orchestrali, che non hanno bisogno di presentazione, che del direttore tedesco, il quale adotta quasi sempre tempi lenti così che ogni frase risulta scandita accuratamente; l’ascoltatore può quindi cogliere innumerevoli dettagli, anche quelli che inevitabilmente sfuggono ascoltando interpretazioni più spedite come ad esempio quelle di Karajan, volendo rimanere nell’ambito della vecchia scuola. Anche le voci del Konzertvereinigung Wiener Staatsopernchor sono particolarmente brillanti. Ciò detto, è bene precisare che non ci troviamo di fronte ad un’interpretazione perfetta; ad un ascolto attento si può notare qualche asincronia tra coro, orchestra e solisti, qualche attacco poco preciso; talvolta poi i solisti non emergono abbastanza dal suono dell’orchestra nonostante i nomi siano di tutto rispetto. È anche possibile che alcune di queste imperfezioni siano state accentuate da carenze di tipo tecnico, come un microfonaggio poco preciso o insufficiente; in questo caso va detto che un disco di Karajan difficilmente presenta difetti di questo tipo, è noto infatti che Karajan partecipava attivamente alle operazioni di bilanciamento e di masterizzazione delle sue registrazioni. Questi piccoli problemi comunque non scalfiscono la qualità artistica della presente registrazione; Karl Böhm raggiunge vette interpretative notevoli: il Kyrie, il Rex Tremendae e il Lacrimosa sono straordinari, chiari, limpidi, ma anche la parte spuria della messa (dall’Offertorium in poi) merita molto; il Lux aeterna, che ricalca esattamente le note del Kyrie, chiude maestosamente l’opera con le voci squillanti del coro unite ai potenti accordi dell’organo suonato da Hans Haselböck. Lo strumento si ode distintamente anche in molte altre parti del Requiem ma non ruba mai la scena all’orchestra o alle voci.

Il disco, pubblicato da Deutsche Grammophon, è disponibile in due edizioni: quella internazionale, che risale ormai a 27 anni fa (413 553-2), e quella rimasterizzata nel 2009, serie The Originals, destinata al mercato giapponese e non ancora rilasciata nel resto del mondo (UCCG-4639, con libretto in lingua giapponese e tracklist in inglese e giapponese); è comunque possibile acquistarla online anche da noi. L’edizione rimasterizzata, con procedimento Original-Image Bit-Processing, è caratterizzata da una dinamica più estesa, in particolare i passaggi forti risultano più intensi rispetto all’edizione del 1984, mentre quelli più deboli non risultano più amplificati rispetto alla vecchia edizione.

La qualità tecnica generale di entrambe le edizioni è elevata; è presente solo qualche difetto di entità molto lieve: piccoli e rari drop out (riduzioni dell’intensità del suono di brevissima durata, tipici delle registrazioni analogiche su nastro), un minimo rumore di bassa frequenza (rumble) e un debole ma costante segnale a circa 14680 Hz, una frequenza che non è semplice associare ad un particolare dispositivo disturbatore; comunque, come già detto, l’intensità è minima e quindi il disturbo risulta di fatto impercettibile. Il rumore di fondo è leggerissimo e la risposta in frequenza risulta ottima per entrambe le edizioni, del resto si parla di una registrazione degli anni settanta: l’alta fedeltà era una realtà consolidata.

Dettagli dell’incisione:
Compositore: Wolfgang Amadeus Mozart
Titolo: Requiem d-Moll, K. 626
Soprano: Edith Mathis
Contralto: Julia Hamari
Tenore: Wiesław Ochman
Basso: Karl Ridderbusch
Coro: Konzertvereinigung Wiener Staatsopernchor
Orchestra: Wiener Philharmoniker
Organista: Hans Haselböck
Direttore: Karl Böhm
Casa discografica: Deutsche Grammophon
Data della registrazione: Aprile 1971 ADD

Grande messa in do minore

Anche questa messa, come il Requiem, non è mai stata terminata da Mozart, in particolare l’Agnus dei risulta totalmente assente; tuttavia, anche se parziale, ci troviamo ugualmente di fronte ad un capolavoro. Il solo Kyrie potrebbe valere tutta la messa: un lungo movimento dal carattere meditativo, in cui il doppio coro, quasi mai forte, si alterna con la voce limpida del soprano che dà proprio l’idea della supplica tesa alla purificazione interiore. Per questo e per la maggior parte dei movimenti della messa, Karajan, che dirige i Berliner Philarmoniker e il Wiener Singverein, predilige il legato e adotta un tempo abbastanza rilassato, una scelta niente affatto scontata dato che Karajan non è certo noto per essere un direttore dai tempi lenti. La stessa messa diretta da Bernstein, ad esempio (DG 431 791-2), è quasi sempre più spedita (la prima parte del Credo fa eccezione) e in essa si può apprezzare bene anche il suono dell’organo, che invece rimane piuttosto offuscato nell’edizione di Karajan, sicuramente per via delle combinazioni di registri scelte. Altro brano che merita una menzione speciale è il lungo Qui tollis peccata mundi, a mio avviso il cuore del Gloria di questa messa; qui la tonalità di do minore trova il suo soggetto migliore, contribuendo a rappresentare perfettamente l’implorazione della pietà.

Questa registrazione è disponibile in due diverse edizioni che differiscono tra loro solo per grafica, contenuti del libretto e per la presenza di una traccia in più nell’edizione 2005: l’Adagio e Fuga in do minore K. 546. Entrambi i dischi sono rimasterizzati con il procedimento Original-Image Bit-Processing; questo particolare è messo bene in evidenza sulla copertina dell’edizione Karajan Gold del 1993 (DG 439 012-2), ma non è indicato esplicitamente nell’edizione The Mozart Collection del 2005 (DG 477 5754); tuttavia ad un’analisi accurata le due masterizzazioni risultano perfettamente identiche. Alla fine dei conti, l’edizione del 2005 contiene più musica rispetto a quella del ’93 e costa anche meno.

Tecnicamente la registrazione è di buona qualità; la dinamica è ottima e il rumore di fondo praticamente inesistente. È presente il solito disturbo a circa 15,6 kHz che purtroppo caratterizza un po’ tutta la serie Karajan Gold; in questo caso comunque la sua intensità non è particolarmente elevata e quindi di fatto non crea problemi; gli unici che potrebbero forse notarlo, sotto forma di un sibilo acuto simile a quello prodotto dai vecchi televisori a tubo catodico, sono i più giovani durante l’ascolto dei pianissimo.

Dettagli dell’incisione:
Compositore: Wolfgang Amadeus Mozart
Titolo: Große Messe c-Moll, K. 427 (417a)
Soprano I: Barbara Hendricks
Soprano II: Janet Perry
Tenore: Peter Schreier
Basso: Benjamin Luxon
Coro: Wiener Singverein
Orchestra: Berliner Philharmoniker
Organista: David Bell
Direttore: Herbert von Karajan
Casa discografica: Deutsche Grammophon
Data della registrazione: Febbraio 1981 DDD

413 553-2 439 012-2

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